E’ quasi mezzanotte
quando apriamo la porta dello stanzone buio in questa palestra in un
paesino in provincia di Ravenna- messo a disposizione
dall’organizzazione, stipato di brandine già cariche di atleti
dormienti…e il mio primo pensiero è: come farò a dormire con
questa afa?
Prendiamo posto nelle
brandine libere, ma ogni movimento su di essa provoca un fragoroso
scricchiolio, per cui –per non svegliare tutti - opto per infilarmi
nel mio sacco a pelo così come sono, jeans compresi. La sveglia
suonerà alle 4… ma già prima avverto intorno a me il risveglio di
atleti ansiosi di preparare zaini, mangiare barrette energetiche,
scegliere con cura l’abbigliamento tecnico…
Alle 6 – ora fissata
per la partenza – è ancora buio. Mi rendo conto che la mia lampada
frontale non vale molto… dato che non riesco a sentirmi sicura nei
sentieri completamente avvolti nelle tenebre…ma poi arriva l’alba,
e così riesco ad apprezzare il paesaggio che mi circonda:
sconfinate
vallate alle pendici dell’Appennino tosco- emiliano.
Tra salite su terreni
ricoperti di fango, discese ripide e guadi, passano le prime ore …
e raggiungiamo il traguardo dei primi 30 km.
Walter per problemi al
ginocchio, decide amaramente di fermarsi.
E come in guerra dove
alla morte di un soldato i compagni facevano buon uso delle sue cose…
alla notizia del suo ritiro, io mi sono appropriata della sua luce
frontale prestatagli da Pier.
Io e Osvaldo
ripartiamo , per il secondo giro da 30 km.
I km scorrono lenti,
corro quando posso correre, e cammino quando non riesco a fare altro,
in qualche modo devo arrivare alla fine… ma dove è finita
l’adrenalina che avevo alla partenza? Si è tramutata in angoscia
all’idea del percorso che ancora mi manca, ma è una sensazione che
già conosco…basta aspettare e poi se ne va.
E nel frattempo cerco
di svagare la mente, un ritornello di una canzone si impone
prepotentemente nella mia mente… da dove mi sarà arrivata poi sta
canzone??
Il percorso non lascia
tregua…il più duro mai provato fino ad ora credo… le scarpe sono
circondate da cm di fango che le rendono ancora più pesanti, o forse
sono io che sono distrutta e guardo per terra i miei piedi percorrere
un passo alla volta… mi sembra di arrancare.
Ritorna il buio, ma
questa volta ho la luce frontale di Pier… magra consolazione, dato
che il mio corpo non risponde più agli impulsi, o meglio, la mente
non comanda più il corpo. Basta… non riesco più a correre! Solo
che così i km diventano lunghissimi.
Siamo circondati da un
buio totale. L’unica luce proviene dalle ns frontali. Intorno un
bellissimo silenzio impressionante. Non sembra esserci civiltà nei
dintorni. Sento fischiare le orecchie, non abituate a tutta questa
quiete. E se dovessimo incontrare un cinghiale ora?? Non ci voglio
pensare. Non avrei l’agilità necessaria per scappare. Quindi
abbasso lo sguardo e mi concentro sul terreno dove metto i piedi.
Chiedo a Osvaldo
quanto manca…e la sua risposta mi provoca una crisi di magone: 50
minuti! Tantissimi..
Mi ritrovo
emotivamente devastata a un passo dalle lacrime.
So che domani tutto
questo sarà solo un ricordo di una bellissima esperienza… è che
gli ultimi 7 km di salita non ci volevano proprio.
E infine, tra il buio
e la nebbia, ecco che si intravede la luce dell’arrivo!!!
E’
finita! Credo che 60 km con 4300 mt di dislivello siano stati per me
una scelta un po’ azzardata, ma volevo provare qualcosa di più
difficile, quello che mi sembrava impensabile fino a poco tempo fa,
la soddisfazione di riuscire a concludere qualcosa che credevo
impossibile, ed ora accantono la stanchezza e fatica, adesso è
l’ora di godersi la gioia del traguardo. E del pasta party!
sara
Cosa dire, si fa fatica solo a leggere il tuo racconto, mi vengono in mente le notti passate su quelle stesse colline, durante i vari passatore, passate su asfalto, quindi più comode, i ritornelli di canzoni, le preghiere... Tutto combacia col tuo racconto, tutto da' più importanza alla Tua... Vostra impresa. Siete fortissimi, mi mettete le palpitazioni, ora godetevi i meritati trionfi e....... se potete, rallentate un po'.....
RispondiEliminaBravissimi. Sara un'altra conferma, non hai piu scuse quando decidi di fare una cosa la puoi fare ciao
RispondiEliminaPier
I complimenti per quest'altra avventura portata a termine sono d'obbligo.
RispondiEliminaCi vuole un fisico bestiale per dormire 4 ore e poi smazzarsi tutto quello che hai descritto. Brava!
Dove non mi ritrovo è nell'incessante ricerca del limite estremo da superare, nei sentimenti di angoscia e paura, nel corpo che non risponde più agli impulsi, nelle crisi di magone.
Siamo tutti "drogati" di attività podistica, bisognosi dei suoi effetti collaterali benefici sulla psiche e sul fisico. Non perderli di vista perchè gli "sballi" pesanti alla lunga lasciano il segno.
Dici bene Mike, forse la corsa e tutto quello che gli gira attorno crea una sorta di dipendenza. Mi rendo conto che il trail di sabato è stato un po' al di sopra delle mie capacità, e forse anche a livello fisico sono più le controindicazioni che i benefici.. di sicuro aspetterò un po' prima di cimentarmi ancora in qualcosa di simile...
RispondiEliminaIl problema di fondo è che alla fine mi piace, non so fino a quando riuscirò a farli, e quale sarà il limite estremo, ma alla fine, a bocce ferme, posso dire che mi sono proprio divertita. ci vediamo venerdì.. ciao!! sara
Da un lato penso che in fondo avete ragione tutti e due. A volte ci si chiede qual'è l'estremo e perchè lo si cerca e forse è quando avremo trovato la risposta che ci porremo i nostri confini. Concordo ampiamente col fatto di non perdere di vista almeno il limite psicologico ma del resto in questo momento è evidente che sei super... ascolta i segnali che il corpo, col tempo ti lancerà "evidenti".
EliminaCiaociao.
...Enrico.
...ma in fondo un po' Vi capisco: anch'io col ginocchio che mi ritrovo non dovrei affrontare i cross invece ne sono così affascinato che non ne so fare a meno e anche quest'anno ci sto dando dentro di brutto...poi se un giorno ci lascerò qualche crociato sul terreno, non potrò certo lamentarmi se non per il male.
Elimina...Enrico 2.
Oltre le gambe c'è di più... Cuore, motivazione, orgoglio, testa e anche un po’ di gambe... e naturalmente una buona dose di follia,
RispondiEliminail concetto che in medio stat virtus (la virtù sta nel mezzo), essere umani, significa avere problemi sta di fatto che giunge un momento in cui, se si è tenuto duro, la sofferenza e il dolore, il fiatone e gli acciacchi, lasciano posto alla soddisfazione e al piacere, non credo che ripeterò un’impresa del genere pensi verso la fine della gara e... dopo l’arrivo, è già un’altra sfida. Lavaredo Ultra Trail: 26 giugno 2015 ore 23.00 - 119 km / 5.850 m+ wonder sara... ciao Roberto